Basilea 3 e la valutazionedel merito creditizio: La UE chiede il rinvio formale

25.08.2013 17:07

Raccolta di articoli e letture in merito alla nuova disciplina di Basilea3, in merito al controllo ed alla vigilanza bancaria.

Calcolo della valutazione del rischio, il rating e le conseguenze rispetto a basilea 2.

 

Siamo armai abituati a calcolare i rating per valutare la capacità di credito della aziende nostre clienti, però ancora non siamo stati abituati a calcolare gli effetti della nuova normativa di regolamentazione e controllo bancario, sulle capacità di credito di questi, che doveva ormai entrare in vigore dal primo gennaio 2013 [1].

Fermo restando che i requisiti valgono per il sistema bancario, ovviamente questi non possono che essere ribaltati sui clienti del sistema bancario e quindi si possono ipotizzare le conseguenze.

Il calcolo del rating ovviamente rimane lo stesso, è un metodo, in primis studiato da E.I. Altman e poi applicato da tutto il sistema.

Come possiamo ricordare lo z-score di Altman è un modello che calcola la probabilità di fallimento di un’ azienda:

Z-Score = (1.2 x A) + (1.4 x B) + (3.3 x C) + (0.6 x D)+ (0.999x E)[2]

  • A = Capitale Circolante Netto / Totale delle Attività che è una misura della quantità di assets liquidi rispetto alle dimensioni totali delle attività aziendali
  • B = Utile Non Distribuito (ovvero Utile Netto - Dividendo) / Totale Attività, sostanzialmente uguale al ROA, solo che al denominatore viene sottratto l'utile distribuito sotto forma di dividendi (una sorta di ROA Netto, quindi una misura della redditività netta aziendale
  • C = EBIT / Totale Attività, a tutti gli effetti un indicatore di redditività come quello visto sopra
  • D = Capitalizzazione / Totale delle Passività, misura sostanzialmente la copertura delle passività con la capitalizzazione di mercato
  • E = Ricavi / Totale Attività, il così detto indice di rotazione del capitale

Occorre ricordare che questa analisi ha valenza solo se vista nel suo andamento progressivo negli anni e non in un solo periodo.

L’elaborazione della formula del modello Z-Score ideata nel 1968 che riguarda la probabilità di fallimento per le aziende quotate in borsa per gli anni successivi, Il test fu sviluppato analizzando i dati di bilancio di 33 società fallite e 33 società solide con un grado di accuratezza del 95%. Nel 1993 nasce il modello Z-Score, che riguarda la probabilità di fallimento delle aziende non quotate.

E’ bene sottolineare che il modello z-score di Altman è un modello statistico.

E’ opportuno verificare quindi l’ impatto sulla misura del finanziamento e  non il suo merito.

Occorre ricordare che il metro di determinazione della capacità di credito dipende esclusivamente dalla capacità di rimborso del richiedente l’ agevolazione, valutate sulle prospettive. Varia solo  il merito creditizio che è funzione di vari fattori: storico, andamentale, governance e dalle garanzie collaterali.

Quindi il concetto si traduce in: avendo una capacità di rimborso annua determinata e prospettabile, il capitale che posso chiedere ammonta …….., il mio investimento comporta una ulteriore capacità di rimborso ed è pertanto  finanziabile in…………

"Basilea 3" è un articolato insieme di provvedimenti di riforma, predisposto dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria al fine di rafforzare la regolamentazione, la vigilanza e la gestione del rischio del settore bancario. Tali provvedimenti mirano a:

·         migliorare la capacità del settore bancario di assorbire shock derivanti da tensioni economiche e finanziarie, indipendentemente dalla loro origine;

·         migliorare la gestione del rischio e la governance;

·         rafforzare la trasparenza e l'informativa delle banche.

Le riforme vertono su:

·         la regolamentazione micro-prudenziale, ossia a livello di singole banche, che concorrerà a rafforzare la resistenza dei singoli istituti bancari alle fasi di stress;

·         i rischi macro-prudenziali, ossia a livello di sistema, che possono accumularsi nel settore bancario, nonché l'amplificazione pro-ciclica di tali rischi nel tempo.

Questi due approcci alla vigilanza sono complementari, poiché una migliore tenuta a livello di singole banche riduce il rischio di shock sistemici.

Basilea 3 è sintetizzato in una tabella[3] che fornisce un quadro di insieme dei vari provvedimenti adottati dal Comitato.

Basilea 3 rientra nel costante impegno del Comitato per il miglioramento dello schema di regolamentazione bancaria e muove dal documento Convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali (Basilea 2).

 

PESO ATTRIBUITO DALLE BANCHE AI VALORI ESPRESSI DAGLIINDICI  DI BILANCIO PER IL CALCOLO DEL RISCHIO DI CREDITO

 Il peso attribuito dalle banche, agli indici di bilancio, è costruito integrando informazioni raccolte da primari Istituti di Credito, e ormai conosciuto nella prassi consolidata:

 

Il giudizio, su tali parametri viene formulato sulla base delle indicazioni /valori contenuti nella seguente tabella:

 

Sulla base del risultato di bilancio per ogni singolo indice, viene associato il giudizio corrispondente.

C) La tabella seguente sintetizza le informazioni precedentemente determinate, moltiplicando il giudizio per il peso.

 

 Da tale risultato  viene determinato il grado di rischio del fido bancario.

ESPRESSIONE DEL GRADO DI RISCHIO

 

Gli Istituti di Credito percepiscono un grado di rischio consistente, richiedendo pertanto un elevato premio per il rischio in termini di spread rispetto al tasso di riferimento (generalmente EURIBOR 3 mesi).

Spesso il grado di rischio, associato in termini di rating, è rappresentata con il risultato generato nella tabella seguente:

 

I sistemi più evoluti di analisi e diagnosi aziendale (rivolti alla valutazione dei grandi sistemi quale base di espressione indipendente del  rating) si basa invece sul criterio dei moduli:

Il sistema esperto di diagnosi aziendale [4] proposto è basato su:

  1. Diagnosi finanziaria
  2. Diagnosi allargata:

2.1         Livello di competenza dell’ analista

2.2         Conoscenza specifica dell’ azienda

2.3          Analisi basata sulla riflessione e dialogo in azienda, delegando le attività di data entry e di valutazione statistica

2.4         Utilizzo di un sistema esperto in aiuto alla diagnosi

Utilizzo di moduli di analisi:

 

  • Politica di produzione

 

  • Combinazione prodotti/mercati

MODULO  A  DOMINANTE  ECONOMICA

 

  • Investimenti
  • Sviluppo

 

  • Politica di gestione

 

  • Politica commerciale

 

 

  • Redditività

MODULO A DOMINANTE  FINANZIARIA

  • Fabbisogno di capitale Circolante

 

  • Finanziamento
  • Struttura finanziaria

 

 

Classificazione delle regole dei blocchi economici e finanziari  

 

BLOCCO ECONOMICO

1 - La combinazione prodotti-mercati

1                       - Analisi della competitività

2                       - Prodotti obsoleti

3                       - Lancio di nuovi prodotti

 

2    - Gli investimenti

3    - Politica di produzione

 

1                       – Produttività

   (Scarsa utilizzazione della capacità   produttiva)

2                       - Eccesso di personale

3                       - Politica di ricorso a terzisti

4    - Politica di gestione

1                       - Gestione delle scorte

2                       - Gestione del personale

3                       - Questionario "UMANO"

4                       - Questionario "TECNICO"

5    - Politica commerciale

1                       - Politica dei prezzi

2                       - Politica con la clientela

3                       - Politica con i tornitori

4                       - Organizzazione dei mercati

5                       - Questionario "COMMERCIALE"

6    - Sviluppo

1                       - Fase di sviluppo

2                       - Con o senza perdita d'indipendenza

3                       - Crescita esterna

 

7- Sintesi dei tre "score"

8- Sintesi del blocco economico

1                       - Regole transitorie

2                       - Produttività, competitività

3                       - Sviluppo, investimenti, prospettive

4                       -Strategia

 

 

BLOCCO FINANZIARIO


9 - Redditività

10- Fabbisogno di capitale circolante

11- Finanziamento

12- Strutture finanziarie

13-Sintesi del blocco finanziario

1                       - Redditività

2                       - Autofinanziamento

3                       - Strutture

 

 


A tutto questo occorre aggiungere a nostro avviso una ulteriore analisi dei rischi interni:

BLOCCO RISCHI INTERNI


1 - Governance

2 - Rischio organizzativo

1    Sistemi e piattaforme informatiche

2    Brevetti e marchi

3    Rischi clienti

 

3 - Qualità e sicurezza

 

 

Pertanto la nostra variante di sintesi finale, diversamente da quella di  Bernard Micha diventa:

Fitch Ratings, in un nuovo studio di Basilea III: pressioni di ritorno e di riduzione della leva finanziaria, le stime che a partire da fine dicembre 2011 i 29 mondiali istituti finanziari di rilevanza sistemica (G-SIFI) come un gruppo avrebbe bisogno di raccogliere circa 566 miliardi dollaro di capitale per incontrare il nuovo accordo di Basilea III standard di capitale, che sarà pienamente attuata entro la fine del 2018:

• Questo deficit comporta una riduzione di oltre il 20% nel rendimento mediano queste banche on equity (ROE), da circa il 11% nel corso degli ultimi anni a circa l'8% -9% sotto il nuovo regime.

• Le banche che continuano a perseguire obiettivi di medio-adolescenti ROE (es. 12% -15%) potrebbe cercare di ridurre ulteriormente le spese, aumentare il prezzo mutuatari e clienti, e di favorire attività più rischiose che massimizzano la resa su una data unità di capitale di Basilea III , anche con nuove forme di arbitraggio regolamentare.

• Le banche probabilmente perseguire un mix di strategie per affrontare queste carenze, tra cui ritenzione di utili futuri, con la mediana G-SIFI in grado di rispondere a questa carenza con circa tre anni di utili portati a nuovo (in assenza di capitale aggiuntivo solleva).

“In realtà l’accordo di Basilea 2 è entrato in vigore solo nel 2008, dopo una lunga fase di gestazione, con il vincolo di non discostarsi troppo dalle regole precedenti (c.d. Basilea 1) almeno per i primi anni.

Gli Stati Uniti poi, epicentro dello tsunami finanziario, non solo erano stati molto recalcitranti ad accettare le nuove norme, ma ne prevedevano l’applicazione a partire dal 2009 e solo per una parte limitata del sistema bancario, preferendo mantenere le regole nazionali, meno sofisticate e meno risk-sensitive.

Northern Rock, Bear Stearns e Lehman Brothers, per citare solo tre vittime eccellenti della crisi finanziaria, non applicavano Basilea 2. Ritenere responsabile una normativa entrata in vigore da pochi mesi o addirittura non ancora applicata sembra effettivamente un po’ eccessivo.

Basilea 2 non c’entra nulla… o quasi!

Se da un lato non è quindi corretto attribuire all’insieme di regole di Basilea 2 la responsabilità della crisi, va però detto che il Comitato di Basilea non l’ha varata in tempo utile per prevenirla.

Per Basilea 3 i cui caratteri essenziali sono:

1) una regola più rigorosa con cui costruire e irrobustire l’argine. Il patrimonio di vigilanza si avvicinerà sempre di più al capitale di rischio in senso stretto (c.d. common equity ossia “capitale sociale” + “riserve da utili non distribuiti”). L’adeguatezza del common equity viene verificata tramite calcolo del core tier 1 ossia common equity/impieghi ponderati per il rischio). In questo modo l’utilizzo di sacchi di sabbia (i c.d. “strumenti ibridi di patrimonializzazione”) come soluzione per rinforzare se non addirittura innalzare l’argine non saranno più ammessi. L’argine dovrà essere realmente robusto!

2) una maggiore prudenza nella stima delle possibili piene del fiume. In concreto, sono state modificate alcune metriche da utilizzare per la stima dei rischi. Le azioni intraprese riguardano in particolare la misura dei rischi di mercato (si riferisce alla possibilità che il valore a cui possono essere cedute attività di proprietà della banca subisca una variazione sfavorevole) e del rischio di controparte, ossia il rischio creditizio associato ai derivati che, proprio per la sua volatilità, può generare rilevanti perdite e portare rapidamente le banche in situazioni di crisi.

3) nuove regole per consentire maggiore elasticità alle regole stesse permettendo agli Organismi di Vigilanza di modellare la quantità di patrimonio minimo obbligatorio sulla base anche di esigenze contingenti. Queste misure sono sostanzialmente nuove ed equiparabili ad un sistema di canali, golene, chiuse da utilizzarsi nel caso di necessità al fine di deviare o lasciar defluire singole onde di piena senza intaccare il resto del sistema. Tra queste particolare attenzione è stata data al c.d. “rischio liquidità” (rischio di cui è emersa tutta la pericolosità proprio all’indomani del crack Lehman Brothers e che ha costretto le banche centrali a iniettare ingentissime quantità di liquidità per evitare lo stallo di tutto il sistema). A fronte del rischio di liquidità, verrà quindi richiesto alle banche di soddisfare nuove condizioni di equilibrio, sia di breve che di medio termine, sulla capacità di far fronte a fabbisogni improvvisi di liquidità.

Parallelamente, allo scopo di contrastare e/o attenuare la pro-ciclicità del sistema finanziario, ossia l’eccessiva sensibilità alle dinamiche congiunturali di breve periodo che concorrerebbe ad alimentare la crisi stessa, verrà richiesto alle banche di accantonare una maggiore quantità di capitale nelle fasi di espansione del ciclo economico da utilizzarsi nelle eventuali fasi di crisi future. Il buffer aggiuntivo al total capital verrà di volta in volta stabilito dagli organismi di vigilanza e va da 0% fino ad un massimo del 2,5%. Con questa norma viene di fatto introdotta una dimensione macroprudenziale volta a promuovere una maggiore stabilità del sistema finanziario nel suo complesso. E’ stato infine deciso di introdurre un nuovo quoziente per contenere l’effetto leva ponendo un limite minimo pari al 3% del rapporto tra il patrimonio base (Tier 1) e il totale dell’attivo della banca “non ponderato” per il rischio comprensivo delle esposizioni fuori bilancio (in termini di leva ciò equivale ad un valore massimo di 33,3).

Questa norma ha lo scopo di integrare il concetto di adeguatezza patrimoniale commisurata al rischio ponendo comunque un limite all’uso esasperato della leva finanziaria.

© Bank for International Settlements ("BIS") Banca dei Regolamenti Internazionali  CH-4002 Basilea, Svizzera

 

LA GESTIONE FINANZIARIA

Una precisa ed esaustiva informativa consente alla banca di individuare la natura e l’origine dei fabbisogni finanziari dell’impresa e quindi di studiare ed erogare finanziamenti “su misura”, atti a soddisfarne le esigenze.

Il finanziamento: fabbisogno e  la scelta delle fonti

L’operatività aziendale viene valutata non solo in base al reddito ma anche attraverso l’analisi dei flussi di cassa. In alcuni casi determina un flusso di cassa positivo, in altri manifesta un fabbisogno. La modalità di determinazione è rappresentata nella tabella seguente.

 

 

GLI EFFETTI FINANZIARI DEL PIANO OPERATIVO

 

esercizio in corso

prossimo esercizio

Risultato operativo

 

+ Ammortamenti

 

 

+/- Variazione del capitale circolante netto

 

= Flusso di cassa delle gestione operativa corrente

 

 

 

- Investimenti

 

 

 

+ Disinvestimenti

 

 

 

= Flusso di cassa/Fabbisogno della gestione operativa

 

 

 

Per la determinazione del flusso di cassa della gestione operativa corrente occorre sommare al risultato operativo gli ammortamenti che non evidenziano un uscita di liquidità.

Il capitale circolante netto  è la differenza tra l’attivo circolante e le passività correnti . Esso rappresenta il fabbisogno a breve termine dell’impresa che trova origine dallo sfasamento temporale tra incassi e pagamenti.

Gli investimenti rappresentano il flusso di  cassa  in  uscita  connesso all’acquisizione di nuove immobilizzazioni

I disinvestimenti rappresentano il flusso di cassa in entrata connesso alla vendita o la dismissione di immobilizzazioni. Il fabbisogno di finanziamento complessivo si ottiene aggiungendo al fabbisogno della gestione operativa quello relativo alla gestione finanziaria. Rappresenta quindi la liquidità necessaria per il rimborso previsto dei finanziamenti in essere.

 

IL FABBISOGNO DI FINANZIAMENTO

 

esercizio in corso

prossimo esercizio

Flusso di cassa/Fabbisogno della gestione operativa

 

+ Flusso di cassa per il rimborso dei finanziamenti

 

 

+ Flusso di cassa per il rimborso dei mezzi propri

= Fabbisogno di finanziamento complessivo

Il fabbisogno di finanziamento complessivo può essere coperto mediante i mezzi propri ovvero attraverso il ricorso a finanziamenti esterni.

Tra i mezzi propri rivestono particolare importanza i contributi (apporto in conto capitale) da parte dei soci.

 

 

LA COPERTURA DEL FABBISOGNO

 

esercizio in corso

prossimo esercizio

Mezzi propri

Apporto soci

Finanziamento dei soci

Debiti di finanziamento

 

La copertura del fabbisogno di finanziamento deve tener conto anche del costo dei finanziamenti che grava direttamente sul reddito del periodo. Il conto economico prospettico, che nella fase descritta nel punto precedente si fermava al risultato operativo, può ora essere integrato anche con gli oneri finanziari.

 

IL CONTO ECONOMICO PROSPETTICO

 

esercizio in corso

prossimo esercizio

Risultato operativo

 

- Oneri finanziari

 

 

Risultato lordo

- Imposte

Risultato netto

Ai fini di una corretta rilevazione, può essere utile effettuare una proiezione nei due anni successivi degli indicatori gestionali considerati nell’analisi della gestione operativa per i quali valgono le considerazioni già effettuate.

I PRINCIPALI INDICI DI BILANCIO PROSPETTICI

 

esercizio in corso

Prossimo esercizio

Quoziente di indebitamento= Debiti (passività a breve + passività a lungo termine)/Mezzi Propri

 

 

Tasso di copertura degli oneri finanziari = Risultato operativo/Oneri finanziari

 

 

ROS = Risultato  operativo/Fatturato

 

 

PCI = Fatturato /Capitale Investito

 

 

Quoziente di struttura = (Mezzi Propri + Passività a lungo termine/Immobilizzazioni  nette)

 

 

ROE = Risultato netto/Mezzi Propri

 

 

 

Ora ci spetta l’ arduo compito di “quantificare” l’ impatto sulle nostre ragioni di credito.

 

NUOVI ELEMENTI MATEMATICI PER IL CALCOLO DI RISCHIOBANCARIO

1.      Nuova riserva (patrimonio supplementare): 3,5%  per il 2013 del totale attività  4,5% dal 2015

2.      Patrimonio minimo di base passa dal 4% al 6% (da 2013 a2015)

3.      Requisito minimo complessivo, rimane invariato all’ 8%

Tier 1 capital (o Core capital, o patrimonio di classe 1) si intende la componente primaria del capitale di una banca

Secondo gli accordi di Basilea, il patrimonio delle banche può essere distinto in due classi (tier): una "classe principale (Tier 1) composta dal capitale azionario e riserve di bilancio provenienti da utili non distribuiti al netto delle imposte, e una "classe supplementare" composta da elementi aggiuntivi. Dalla componente principale vanno poi dedotti alcuni elementi come l'avviamento.

Questa parte di patrimonio accantonato, passa dal 8% al 13%, quindi la banca deve fare maggiori riserve da utili del 5%. L’ effetto sarà quindi duplice:

Riduzione del capitale investibile nel credito del 5%, inasprimento del rating che pe la banca significa altrimenti fare maggiore riserva.

Il 5% della contrazione creditizia potrebbe essere valutato (anche se impropriamente ma pratico da gestire) nella riduzione di un gradino nella classifica di merito nella scala di Altman, prevista in ventesimi.

Meglio se come riduzione di un ventesimo nella capacità di credito delle nostre aziende rispetto al sistema. Il tutto ovviamente a parità di condizioni di bilancio delle banche eroganti.

 

BIBLIOGRAFIA  ESSENZIALE:

Pattichiari Guida pratica “Criteri Generali di Valutazione della Capacità del Credito delle PMI”

pmi.it economia mercati news 60180

Bernard Micha Directeur ad joint della Centrale de Bilans della Banque de France

Basilea III: Pressioni di ritorno e di riduzione della leva finanziaria Fitchrating credit desk reports

Lorenzo Rigodanza LA BANCONOTA gruppo Banco di Desio

Iris Pennizzi Andrea Pezzotta Basilea 3 e non solo



[1] Basilea3: la UE chiede il rinvio formale

Basilea 3: ABI e Federazione bancaria europea chiedono in rinvio nella UE per non essere penalizzati sui mercati internazionali dopo la proroga negli USA. Gli Stati Uniti hanno rimandato l’entrata in vigore di Basilea 3 a data da destinarsi e ora anche l’Unione Europea si appresta a rinviarla fino a gennaio 2014. O perlomeno è quello che ha richiesto la Federazione bancaria europea proprio a fronte della decisione degli USA. A rivelarlo è stato il direttore generale dell’ABI Giovanni Sabatini. La motivazione è semplice: la disparità tra banche europee e statunitensi e la conseguente concorrenza diseguale nei mercati internazionali. https://www.pmi.it/economia/mercati/news/60180/basilea3-la-ue-chiede-il-rinvio-formale.html

 

[2] analisi fondamentale investire oggi.

[3] COMITATO DI BASILEA PER LA VIGILANZA BANCARIA: Convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali Nuovo schema di regolamentazione

[4] Liberamente ispirato alla tesi Bernard Micha Directeur ad joint della Centrale de Bilans della Banque de France