Le nuove norme che hanno modificato le regole della crisi d’ impresa vogliono disciplinare le attività necessarie per evitare le drammatiche conseguenze della crisi. In un certo qual modo si è voluto estendere quella che era la legge fallimentare, prima specifica per le imprese fallite, a tutte le imprese. Pianifica che sarai salvato. Sì, ma come? Certamente pianificando i i flussi di cassa con controlli periodici ed analizzando gli scostamenti. Ma come fa a prevedere la continuità aziendale? Può bastare un evento per evidenziare la crisi?
Quali sono le alternative? Si è studiato un piano B? La cultura aziendale italiana si è sempre basata sulle analisi “al passato”, con un concetto ragionieristico fondato sui dati di bilancio. Infatti, quando è nata la ragioneria aveva solo lo scopo di memoria, “segnare” le scadenze degli incassi ed i pagamenti. Sono però, passati più di sei secoli da quando il francescano Pacioli, detto il Paciolo. inventò la ragioneria. La nuova norma (che ha addirittura cambiato il nostro Codice Civile) si basa invece su proiezioni future, traslando dalla logica del bilancio (statico e intempestivo e senza indicazioni nel tempo) alla logica del controllo di gestione: controllo quello che pianifico. Se dal controllo verifico delle anomalie devo ricorrere ad azioni correttive. Per la prima volta viene inserita la obbligatorietà delle logiche del controllo di gestione: Pianifico, Faccio, Controllo Agisco (PDCA). La realtà economica italiana, sviluppatasi prevalentemente sulle nano imprese, spesso terziste, non ha sempre una contabilità interna, spesso ha una contabilità semplificata. Come fa l’imprenditore a mantenere gli adeguati assetti amministrativi? Può il commercialista che tiene la contabilità verificare se l’azienda sta andando in crisi? Certamente no! La contabilità come tutti sappiamo dà informazioni storiche e comunque tardive. Ed il commercialista ormai può seguire solo la mucillaggine fiscale e spesso è visto come un esattore pagato dallo stesso contribuente. La nuova norma prevede anche la valutazione delle continuità aziendale. Quanti imprenditori sono in grado di fare una attenta analisi dei rischi futuri della propria azienda per poterne valutare la continuità nel tempo? Quanto tempo dedicano a fare analisi qualitative misurando e controllando i propri KEY ITEMS? Le nostre aziende devono cambiare logica. Devono inevitabilmente organizzarsi per passare da terzisti a gestori e dedicarsi sempre di più ai “conti”, non pensare che la ricchezza provenga solo dalla produzione, ma soprattutto avendo cura e controllo della economicità della propria attività. Se l’ imprenditore da solo non riesce deve cambiare approccio, farsi aiutare da esperti che gli diano una visione più professionale della sua azienda. Non ha più alternative deve adeguarsi non solo alla norma sulla crisi d’impresa ma organizzarsi per fare azienda, una nuova azienda. La parola organizzazione è sempre più assillante ma è l’unica che permetterà alle nostre imprese di crescere sane e competitive.